Usate app di dating? Probabilmente siete più portate all’utilizzo della chirurgia plastica

Un interessante studio apparso su una rivista, a cura della Università del Sud Australia, ha ulteriormente approfondito un tema apparso da qualche tempo nel dibattito sulle conseguenze dell’utilizzo di app di dating.

Secondo questo studio le donne che utilizzano app di dating ricorrono alla chirurgia estetica con una percentuale del 20% superiore alla media.

D’altra parte non è difficile credere a questo risultato. Basta pensare alla pressione che può fare il pensiero che la possibilità di incontrare una persona interessante o, ancora meglio, l’anima gemella in un’app di dating per capire come a la guerre comme alla guerre, ogni strumento utile a migliorare il proprio aspetto fisico è buono e va utilizzato.

Ok, ma in fondo, vi starete chiedendo, qual è la differenza fra la vita reale e un’app di dating? Perché dovrei provare più desiderio di migliorarmi dopo un giro nel digitale invece che nel reale?

La risposta è semplice, per la semplice ragione che la concentrazione di bellezza fisica in un’app è più alta nella realtà, mediamente. E pazienza se dipende dal fatto che in troppe e troppi utilizzino filtri e altri tool per modificare a volte anche profondamente l’aspetto fisico.

E, ancora, anche chi falsa la propria immagine profilo è poi vittima dello stesso meccanismo, forse in misura ancora maggiore, perché poi si tratta di tenere fede alla immagine di sé costruita nel web. Un bel casino, vero?

Comunque, il dato è che il 20% in più di donne ricorre a interventi di chirurgia plastica per rincorrere il sogno proposto dalle app di dating, e questa non è certamente una cosa buona.

Altre implicazioni negative sono legate al rapporto con sé stessi, alla frustrazione che si prova inseguendo modelli che non si possono raggiungere.

Intanto è importante che si cominci a dare sempre più attenzione a questo fenomeno, soprattutto come sintomo di un rapporto falsato con la realtà e con sé stessi.

La ricerca proposta dalla Università del Sud Australia aggiunge un altro importante tassello a un percorso cominciato anni fa con altri studi, e vogliamo ricordare Walker and Other del 2021 e, ancora di più, Delibasic e Veer, del 2020.

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