USA: Roblex accusata di non garantire la sicurezza dei propri iscritti

Anche in questo caso vale il detto: noi l’avevamo detto, o meglio, qui noi avevamo evidenziato i rischi (insieme a tanti altri attori e osservatori, era più che prevedibile che sarebbe successo).

Di cosa stiamo parlando? Semplice, parliamo dell’app di videogioco Roblex, una delle più utilizzate al mondo. Per dare la misura delle sue dimensioni, possiamo ricordare che vanta quasi 120milioni di utenti attivi giornalieri, dei quali quasi 22milioni in Europa.

Avevamo parlato di Roblex perché era stata notata una certa tendenza degli utenti a utilizzarla come app di dating, in chiave ultramoderna, perché assecondava il must del momento, la condivisione di interessi. Inoltre Roblex non si era fatta pregare, sviluppando delle funzioni che sostenevano e cercavano di ampliare questo uso.

Il problema qui registrato, come da parte di molti osservatori, era che Roblex è una piattaforma super utilizzata dagli adolescenti, moltissimi fra i suoi utenti sono minorenni, e questo poteva presentare gravi rischi nella svolta verso il dating.

Oggi a sostenere questa tesi, cioè di scarsi controlli sulla sicurezza degli utenti e, di conseguenza, della possibile presenza di predatori sessuali nella piattaforma, è addirittura il procuratore generale della Louisiana, Liz Murrill.

Murrill ha intrapreso una azione legale, ma al momento civile, non penale, avrebbe violato leggi dello stato in materia di pubblicità, in particolare omettendo di implementare adeguati controlli sull’età degli iscritti e sul tipo di materiale che circola sulla piattaforma.

Roblex ha fermamente rimandato al mittente le accuse, sostenendo di avere un controllo H24 su quello che succede in app, sistemi innovativi di IA e uno strumento chiamato Roblex Sentinel, capace di monitorare la presenza di eventuali predatori in piattaforma.

Difficile prevedere come andrà a finire la causa. Però è utile ricordare come il 40% degli utenti di Roblex non ha superato i 12 anni, la metà dei quali non ha nemmeno otto anni.

Insomma, non si può negare che la preoccupazione mostrata in Lousiana non abbia serie basi.

D’altra parte va anche detto che la Lousiana è uno degli stati americani di più solida tradizione conservatrice, ha votato in massa per Trump e nel suo parlamento la maggioranza di destra è schiacciante. Tutto questo per dire che il problema, in Lousiana, probabilmente viene analizzato da un angolo un po’ troppo, come dire, chiuso.

Ma la presenza di milioni di under 12 suggerisce di non prendere, comunque, il tema sotto gamba. Il problema esiste, e va affrontato seriamente.

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