Chiunque nella propria vita ha avuto dei rapporti di coppia mediamente lunghi, sa bene che per quanto bello sia stato il sesso, prima o poi si devono affrontare dei momenti no.
Da un giorno all’altro, in modo inatteso, qualcosa sembra essersi rotto e le cose non vanno bene come sempre.
Se si tratta solo di un momento, beh, pazienza, nobody is perfect, come recitava il finale di un famoso film. Ma se la crisi è continuativa, beh, allora sono dolori. Soprattutto, poco alla volta, si insinua il pensiero che chissà, magari è arrivato qualcun altro.
Naturalmente non è detto che sia così. Anzi, spesso non è proprio così. Ma come evitare di avere questo pensiero quando da un momento all’altro il proprio partner, proprio in quei momenti lì, sembra essere da un’altra parte, o, peggio, comincia ad agire come una macchina. Oppure, ancora, e forse è la situazione peggiore, sembra non vedere l’ora che tutto finisca. Diventa sbrigativo quando prima era attento e condivideva ogni gesto.
Sì, impossibile evitare, in questi momenti, di pensare all’arrivo di una terza persona. Un pensiero che può, da solo, mandare definitivamente all’aria molte coppie.
La scienza, e non poteva essere diversamente, ha provato ad affrontare anche questi cambiamenti.
Quando provengono dalla presenza di un terzo incomodo, diciamo così, c’è poco da fare. Entriamo in un altro territorio, completamente diverso. Ma se non è questo il caso, ecco che probabilmente ci troviamo di fronte a stanchezza, fisica o psichica, o alla presenza di preoccupazioni esterne talmente potenti da insinuarsi anche in quelli che dovrebbero essere momenti di leggerezza per eccellenza.
Sì, certo, c’è anche il caso di problemi fisici, soprattutto nei maschi, oppure ci sono le conseguenze di farmaci specifici, ma per tutto questo ormai la scienza ha rimedi di tutti i tipi, per cui li lasciamo fuori dalla nostra ricognizione.
Il caso più comune di distrazione in un rapporto sessuale viene definito come mind wandering generale. In queste situazioni, per ragioni ancor sconosciute, il cervello comincia a generare dei pensieri autogenerati, provenienti da settori che non hanno niente a che fare con il momento specifico. A volte non ci sono nemmeno, questi pensieri, semplicemente la mente si spegne da sola, e buonanotte al secchio, per dirla in modo divertente.
Di fronte a questo improvviso straniamento, a queste uscite dalla situazione reale che si sta verificando, gli psicologi raccomandano di non fare finta di niente. Se si presentano perdite di presenza, la cosa migliore è parlarne al partner.
Un metodo utile è tenere un diario, nel quale raccontare che cosa è successo sul lato mente, mentre si fa sesso. Questi diari sono spesso dentro i metodi usati dagli psicologi per affrontare il tema.
Studi ormai chiave su questo argomento sono quelli di Brotto, nel 2014 sulla mindfulness sessuale, e di Leavitt, nel 2019, sul ruolo della mindfulness.
Oltre ai diari, gli psicologici utilizzano spesso anche questionari standardizzati, scale di «sexual mindfulness», questionari su fantasie sessuali e inventari di mind-wandering. Queste misure differenziano attenzione presente (mindful) da pensieri intrusivi o fantasie intenzionali. Infine ci sono i metodi fisiologici / neuroscientifici, come studi EEG/fMRI, che distinguono stati come «mind blanking» (attività cerebrale rallentata) da mind-wandering attivo. Ma tutti questi metodi hanno il difetto di non analizzare i contenuti del pensiero, solo la forma.
Perché se poi, come a volte succede, il calo di attenzione è dovuto realmente all’arrivo di un’altra persona, e allora le cose si complicano.
Ma cosa può fare il partner che da un giorno all’altro si trova a dover subire queste improvvise fughe? Come abbiamo detto, la cosa migliore è affrontare subito il problema, parlarne, senza aggressività. E se poi le cause sono interne alla coppia, e non esterne o dentro la testa del partner, provare a innovare un po’ il rapporto, anche sul lato sessuale.

