Il veleno che uccide una coppia? Il risentimento

I rapporti di coppia hanno un nemico subdolo, qualcosa che si insinua poco alla volta dentro uno o, a volte, anche tutti e due i partner, silenziosamente, quasi senza farsi notare e che quando esplode è ormai troppo tardi per contrastarlo.

Stiamo parlando del risentimento, quel sentimento che tutti noi abbiamo conosciuto nella vita, e non solo per esserne stati vittime ma, diremmo, più spesso carnefici.

Diciamo subito che il risentimento difficilmente ha basi reali, anzi, la maggior parte delle volte nasce su percorsi psicologici assolutamente irrazionali, ma questo non lo rende meno pericoloso o più controllabile.

Per riconoscerlo, i consigli sono facili. Magari potete provare a negare di provarne, ma il risentimento si accompagna quasi sempre a frustrazione, a rabbia immotivata verso il partner. Anche le aspettative insoddisfatte sono un bel viatico per la nascita del risentimento.

Una volta che è nato, il risentimento è veramente difficile da sradicare. Si nutre di sé stesso e non è contento fin quando non ha divorato i rapporti più solidi e le certezze più granitiche.

Qualcosa si può provare a fare prima. E proviamo a suggerire cosa.

Una delle cause principali della nascita del risentimento è quello che è stato definito come il complesso del martire. Quando nella vita si è stati portati a mettere sé stessi in secondo piano, a dimenticare le proprie esigenze, soprattutto ad aspettare che sia il partner a riconoscerle, ecco che il risentimento arriva e diventa inarrestabile.

In un rapporto di coppia sano è fondamentale non mettersi in secondo piano e saper comunicare al proprio partner che cosa ci aspettiamo da lui e dalla relazione. E se qualcosa comincia ad andare storto, non trincerarsi nel silenzio aspettandosi che sia l’altro a comprendere.

Parlare, sempre e comunque. Gottman, un noto ricercatore nel campo delle relazioni affettive, ha suggerito che per mantenere sano un rapporto è necessario attivare lo schema 1:5. Bisogna, cioè, avere 5 interazioni positive ogni volta che ne arriva una negativa. Parlare e raccontarsi, è l’interazione positiva migliore e più efficace.

Anche lo Schema Terapy, uno strumento messo a punto per rintracciare la nascita del risentimento in comportamenti decisamente vecchi può essere d’aiuto, naturalmente se praticato in collaborazione con un esperto in materia di relazioni e di psicologia.

In questi casi il metodo Reach, messo a punto da Everett Whortington, utilizza il perdono come strumento per superare il risentimento basato su esperienze del passato, sedimentato dentro di noi e quindi capace di mimetizzarsi, nascondersi.

Un’altra studiosa, Sara Algoe, ha messo a punto uno schema operativo che ha chiamato della Gratitudine pro sociale. Secondo Algone riconoscere lo sforzo che il partner fa per stare dentro la coppia, ricompensarlo con azioni e parole di affetto, aiuta a mantenere sana una relazione e a disinnescare la nascita del risentimento. Se pensiamo che il partner sta facendo di tutto per mantenere in piedi la nostra relazione, è difficile poi giustificare e provare risentimento per lui.

Quella contro il nemico silenzioso di ogni coppia, il risentimento, è una partita che può essere vinta, ma perché accada è necessario che il risentimento non si coniughi con un altro sentimento decisamente distruttivo, il disprezzo.

Risentimento e disprezzo vanno a braccetto quando si incontrano, e se succede, sono in grado di spazzare via qualsiasi relazione. Ma forse nelle poche righe di oggi potete trovare qualche antidoto efficace.

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