Per quello che ci riguarda è una bruttissima notizia per il mondo del dating.
In un momento storico in cui la violenza dilaga, soprattutto quella di genere, e mentre le app di dating dichiarano di fare tutti gli sforzi possibili per rendere il settore più sicuro e tranquillo, arriva come un fulmine la decisione di Hinge di non procedere al ban immediato degli utenti che violano la policy relativa ai comportamenti da tenere nelle interazioni con gli altri appartenenti alla community.
Inoltre, da quello che è dato di capire, sembrerebbe che questa decisione non si limiti a peccati veniali, ma sia estesa anche a comportamenti molto gravi, come minacce, molestie, odio, abusi o truffe.
Da quello che si legge, Hinge ha deciso di non procedere più al ban immediato di chi si rende colpevole di questi comportamenti. Al contrario, gli utenti che violano le policy riceveranno una email con l’annuncio della violazione e con la richiesta di mettersi in regola.
Certo, nel frattempo il loro account verrà sospeso dall’app, e, se non si procederà a una messa in regola, cancellato. Ma è chiaro che tutti noi ci poniamo un interrogativo: in caso di un peccato veniale, ok, questa decisione di mitigare l’intervento ci può anche stare. Ma nel caso che ci siano state vere e proprie aggressioni, verbali, ma pur sempre aggressioni? O di fronte ad altri comportamenti scorretti, che senso ha correre il rischio di tenere a bordo persone che scorrette sono e scorrette restano, al di là della correzione della violazione specifica?
Hinge ha sottolineato che la decisione è stata presa perché la politica aziendale prevede che la strada da seguire è quella di un percorso educativo, non punitivo. Hinge vuole educare attivamente all’uso corretto delle app di dating e a comportarsi in modo civile nelle interazioni. Ritiene che non sia suo compito punire.
Tutto molto bello, ma a nostro parare è una strada pericolosa, che fra l’altro rischia di portare in app utenti che altrove non hanno trovato terreno d’azione.
Come si diceva una volta, fatta la regola si trova il modo di violarla, se si dà la possibilità a un utente scorretto di modificare l’azione che ha permesso di scoprirlo, gli si dà anche la possibilità di imparare a violare impunemente, senza farsi scoprire.
Comunque in rete la decisione di Hinge ha diviso i commentatori. C’è stato chi ha espresso le nostre stesse critiche e chi invece ha apprezzato la nuova strategia, perché permette di correggere qualche eccesso o disattenzione senza pagare pegno, o perlomeno senza una pena eccessivamente pesante.
Sicuramente nelle riflessioni ha avuto il suo peso la mancanza di chiarezza su fin dove arriva la possibilità di pentimento, se investe qualsiasi azione o solo quelle più veniali.
La decisione di allentare la morsa contro le violazioni appare strana in un’app che negli ultimi mesi è apparsa essere l’unica veramente in salute nel settore del dating, con una crescita costante e significativa.
Fondata nel 2011 da Justin McLeod, Hinge si è pian piano evoluta nella piattaforma che vediamo oggi, diventando di proprietà di Match Group a partire dal 2018. Si caratterizza per essere l’app di dating per trovare relazioni profonde e durature.
Restiamo dell’idea che la modifica delle procedure in caso di violazione delle policy possa portare a un peggioramento dell’esperienza degli utenti.

