Avete deciso di rompere la vostra relazione affettiva? Ecco tre soluzioni

Ci sono due momenti estremamente complicati nella vita di tutte le coppie. O meglio, diciamo che ce n’è uno sempre, un secondo spesso, sempre più spesso, anche se si spera che non arrivi mai.

Il momento obbligatorio è quello della nascita della coppia, quello in cui bisogna fare le cose giuste per trasformare l’attrazione e farla diventare qualcosa di più solido. Quello non obbligatorio, ma che purtroppo capita sempre più spesso, è quello in cui una coppia si rompe, riconosce che il percorso comune è terminato.

Due momenti chiaramente opposti, ma pieni di sentimenti, colmi fino all’orlo di sentimenti positivi o negativi. Affrontarli bene è importante. E secondo Menelaos Apostolou, professore di psicologia evolutiva presso l’Università di Nicosia, ancora più importante è il secondo momento. Tanto importante da avergli dedicato uno studio, pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences.

Naturalmente nel suo studio Apostolou si è sforzato di affrontare modi di chiudere una relazione, diciamo così, civili. Non ha affrontato quei percorsi che portano a chiusure drammatiche, a volte perfino violente. Una scelta giusta, secondo noi, perché riteniamo che una relazione si chiude in modo duro quando una delle due parti non accetta la fine.

Ma torniamo allo studio. Apostolou ha identificato 45 modi specifici, li ha ristretti in 9 aree e alla fine ne ha tirato fuori tre grandi tipologie per affrontare il momento della chiusura.

Prima di vedere le tre tipologie buttiamo uno sguardo ai modi specifici e alle 9 aree, senza ovviamente avere la pretesa di citarle tutte.

Ci limitiamo a dire che tutte le pratiche sono da noi tutte ben conosciute. Le abbiamo praticate, forse subite, al limite viste utilizzate da e contro persone a noi vicine.

Fra i modi specifici ne vogliamo citare soprattutto uno, quello che utilizza una infedeltà per costruire le ragioni della rottura. Una infedeltà scoperta, ma a volte perfino dichiarata, messa sul tavolo. Tutto pur di rompere una quotidianità che a volte non lascia apparentemente spazio alla presenza di crepe.

Più variegato il territorio delle aree, che si raggruppano in modo naturale nelle 3 strategie. Quella che attira maggiormente l’attenzione è la scelta di cominciare a mostrarsi freddi e distanti. Una brutta scelta, vogliamo dirlo, una scelta un po’ vigliacca, perché non accetta di prendersi delle responsabilità e lascia il compito di prendere l’iniziativa al partner. Chi utilizza questa strada non ha coraggio, forse nemmeno dignità. Spiace essere così duri, ma è il caso di dire le cose come stanno.

Veniamo infine alle 3 strategie, che comprendono una marea di azioni, ma sono facilmente individuabili e definibili.

La prima è la più dolce, responsabile. Viene chiamata di addolcire il colpo, e diventa di chi si assume francamente le responsabilità della rottura, senza accampare scuse. Dichiarando, semplicemente, di non essere più innamorato e proponendo dei percorsi condivisi per gestire la separazione. È una scelta di vita, ripetiamo responsabile, quella che consigliamo su tutte.

Poi c’è la via di mezzo, quella di chi sceglie di dire e non dire. In genere prende corpo con un prendiamoci una pausa, è il momento di respirare un po’. Non è così responsabile come la prima perché lascia spazio alla speranza, ma ha il pregio forse di essere meno dolorosa, proprio perché è un modo soft di chiudere.

La terza è la peggiore, di difficile applicazione in una coppia solida, ma viene praticata anche dentro questo tipo di relazioni. È la tecnica del ghosting, cioè semplicemente di sparire, e naturalmente raggruppa tutto il peggio che esiste, e non vogliamo aggiungere altro.

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